lunedì 27 luglio 2015

I Bubliki per la tappa ucraina dell'abbecedario mondiale

http://ucraina.europadascoprire.net/europa/mappe/45/mappa-ucraina.html
Ласкаво просимо до України! Benvenuti in Ucraina!
L'abbecedario culinario mondiale sbarca ad Odessa (Одеса, transilitterato Odesa), terza città per grandezza dell'Ucraina situata sul Mar Nero, tra le foci dei fiumi Dnestr e Dnepr e io sono felice di essere l'ambasciatrice di questa terra meravigliosa.
Odessa è una città votata alla multiculturalità: nel corso dei secoli è stata abitata dagli Sciiti, dai Greci, dai Lituani, dai Tatari, dai Turchi e dai Russi, dagli Albanesi, Armeni, Azeri, Bulgari, Francesi, Tedeschi, Greci, Italiani, Ebrei, Polacchi, Rumeni, Ucraini e da commercianti da ogni dove.
http://www.outsidethebeltway.com/the-ukraine-crisis-in-three-maps/
Sotto la dominazione russa, dal 1794, la città che aveva il nome turco Chadžibej/Khadjibev venne ribattezzata Odessa, dal nome dell’antica colonia greca Odesso. Da allora Odessa crebbe urbanisticamente come vivace centro commerciale e culturale anche grazie al nuovo portoaccesso alla Russia da Costantinopoli, Atene, Venezia, Marsiglia e Genova.
http://www.outsidethebeltway.com/the-ukraine-crisis-in-three-maps/
L'Ucraina è attraversata da fortissimi contrasti tra filo-russi e filo-europei sfociati in un'aspra guerra civile ancora in corso, che vede contrapposte le forze militari di Kiev ai ribelli di stampo russofono delle regioni dell'est del paese. 
D'altronde il paese si trova proprio al centro del nostro continente e il suo nome significa “sul confine” (u krajna), uno spazio di frontiera, da sempre  conteso e conquistato dai potenti vicini: le sue ingenti risorse naturali, terreni agricoli e risorse minerarie, fanno gola a molti. 
L'Ucraina è il paese più esteso d’Europa, dopo la Russia, e il quinto per numero di abitanti: 48 milioni. E' per lo più pianeggiante, se si escludono le verdi montagne dei Carpazi a sud ed è un territorio tutto da scoprire! 
In Ucraina io non sono mai stata e tra le città che visiterei c'è sicuramente Leopoli (Львів ,translitterato L'viv), considerata il cuore e l'anima culturale dell’Ucraina. Dovessi andarci, non mi perderei di assistere ad uno spettacolo teatrale in uno dei più bei Teatri dell’Opera d’Europa. 
https://it.wikipedia.org/wiki/Leopoli
Per respirare l'atmosfera della città bisogna andare a Piazza del Mercato,  il centro dell’area storica protetta dove si trovano diversi edifici restaurati con gusto. La sensazione è quella di fare un passo indietro nel tempo. In Piazza del Mercato sono rappresentate l’architettura gotica, barocca, rinascimentale e rococò, tutto insieme!
http://dunebuggy.altervista.org/LvivChisinauFoto.htm
Dedicherei almeno un paio di giorni a Kiev (Київ, translitterato Kyïv): mi piacerebbe passeggiare per la capitale lungo le strade ciottolate per ammirare gli artisti locali e i mercanti che le popolano. Chissà quanti deliziosi piattini vintage che si trovano tra quelle bancarelle!
http://www.ukrainaviaggi.it/ucraina/visitare-a-kiev/25-la-discesa-di-sant-andrea
Sempre a Kiev, bisogna assolutamente visitare il Pechersk Lavra, il Monastero delle Grotte, arroccato sulla collina erbosa che sovrasta il fiume Dnieper, un gruppo di chiese dorate meta di turisti e pellegrini ortodossi. Bellissime, vero? La mia anima dark poi non resisterebbe a perdersi nel labirinto sotterraneo di catacombe con monaci mummificati e reliquie dei secoli passati.
http://www.kievproject.altervista.org/passeggiata4.htm
 Ad Odessa non credo andrei a fare il bagno, ma una passeggiata sulla spiaggia di Arkadia di sicuro.
http://odessabeaches.com/arcadia.html
La spiaggia di Arkadia è popolata sia dagli ucraini che dai turisti: me la immagino simile a Rimini, considerato che è piena di bar, ristoranti, discoteche e tutto ciò che occorre ai gggiovani per divertirsi. Ma l'Ucraina non è certo solo questo.
Mi piacerebbe per certo vedere la magnifica catena montuosa dei Carpazi col suo Parco Nazionale, il più grande dell’Ucraina, che si estende su una superficie di circa 503 chilometri quadrati ed è popolata da molte specie di animali selvatici come linci, bisonti, lupi e orsi bruni.
http://www.tryukraine.com/photos/hoverla.shtml
Non so invece se avrei mai il coraggio di visitare il museo di Chernobyl: Il disastro del 1986 ha portato al centro dell’attenzione di tutto il mondo i pericoli dell’energia nucleare.
http://urbanpost.it/chernobyl-pripyat-ecco-oggi-la-citta-abbandonata-ripresa-con-un-drone
Ero una bambina quando avvenne questa orribile catastrofe causata dall'uomo. Sono già abbastanza consapevole che il nucleare non è la soluzione alle richieste di energia dell'epoca odierna.
Ma torniamo alle cose belle e parliamo di ciò che mi compete: il cibo!
Gli ingredienti della cucina popolare ucraina sono per lo più prodotti della terra come funghi, verdure, barbabietole, erbe e frutti vari. Il piatto simbolo ucraino è di certo il Borscht, una zuppa invernale con carne, barbabietole, cavolo ed altre verdure profumata con aneto e completata (ma solo in alcune versioni) con un cucchiaio di Smetana, la loro panna acida. Il miele è spesso protagonista di torte e dolci ucraini.
L'Ucraina è inoltre considerata il paniere di Europa, per la sua grande produzione di frumento e il pane, prodotto in svariati modi, ha ancora un forte valore simbolico nei riti religiosi. Il pane è prodotto in svariati modi ed è spesso protagonista di svariati riti religiosi.

Ed ecco che arriviamo alla ricetta che ho scelto. Come dite? Bagels? ma no! sono Bubliki! la paternità di questa ricetta è contesa tra Russi e Ucraini: in realtà è possibile anche che la ricetta sia originaria della comunità ebraica dell'est, che si insedia in Ucraina nell'XI secolo e che ha fortemente influenzato non solo la cucina Ucraina, ma anche quella Russa, Polacca e dei territori limitrofi. I bagels americani non sono altro che parenti prossimi dei nostri bubliki, arrivati in America proprio attraverso la comunità ashkenazita, ovvero gli ebrei dell’Europa dell’Est. Chissà da quale popolazione si è diffusa questa ricetta! sono stati gli Ucraini a ereditarla dagli ebrei ashkenaziti o viceversa? Non è dato a saperlo!
http://riowang.blogspot.it/2012/01/i-dont-speak-about-all-odessa.html
Anche ad Odessa vi era una una fortissima comunità ebraica, vessata e confinata nella Moldavanka, quartiere povero dove viveva anche una piccola percentuale di altre minoranze etniche (era inizialmente una colonia Moldava), ad alto tasso di criminalità e allo stesso tempo, estremamente vivo e vitale. Parlando di Odessa non si possono certo dimenticare gli ebrei, vittime dei pogrom, dell’Olocausto e dello stalinismo: nell'800 erano in 200.000, oggi solo 13.000.
I bubliki sono radicati nella tradizione culinaria Ucraina e si preparano sia dolci che salati, con svariate farciture, dal formaggio spalmabile ai salumi, alla cioccolata alle marmellate. Tra le tante ricette che ho trovato su internet, sperando che google traduttore sia stato clemente, ho deciso di preparare una ricetta base che ho preso da qui, ma che ho modificato strada facendo perché non mi tornavano i conti dell'acqua.  Io ho preferito consumarli a colazione, con un velo di miele di acacia.
Li prepariamo?
Ingredienti:

Preimpasto:
  • 220 g di farina
  • 110 g di acqua 
  • 4 g di lievito di birra in polvere (12 g lievito di birra fresco)
Impasto finale:
  • 500 g di farina 
  • 290 g di acqua 
  • 70 g di zucchero
  • 12  g di sale
  • 60 g di burro ammorbidito
Inoltre:
  • semi di papavero
  • tuorlo d'uovo
  • amido di patate
Prepariamo il pre-impasto mescolando acqua, farina e lievito (se in polvere, sciogliamolo prima nell'acqua insieme ad un cucchiaino di zucchero preso dal totale della ricetta. Attendiamo dieci minuti prima di impastare). Impastiamo per alcuni minuti. Dobbiamo ottenere un impasto abbastanza compatto.
Copriamo con pellicola e lasciamo fermentare per circa 3 ore (io ho preferito impastare la sera, mettere l'impasto in frigo e riprendere la mattina). 
Una volta che il nostro impasto è pieno di bolle, aggiungiamo a poco a poco la farina, lo zucchero e l'acqua dove abbiamo disciolto il sale e il burro per ultimo. Impastiamo fino ad ottenere un impasto liscio e compatto. Facciamo lievitare fino al raddoppio (con questo caldo, due ore son bastate).
Riprendiamo il nostro impasto e dividiamo in pezzi. Io ho fatto 6 pezzi da cento grammi circa e 12 da cinquanta grammi circa. Facciamo delle palline e in ognuna pratichiamo con il dito un buco al centro e facciamo girare intorno al dito l'impasto, come fosse un hula-hoop per allargare il buco.
Disponiamoli su una teglia ricoperti di carta forno. Ora la mia fonte li fa nuovamente lievitare, io, ehmmm... me ne sono dimenticata! ma sono cresciuti lo stesso :D voi fateli lievitare una seconda volta!
Portiamo a bollore un pentolone con circa 3 litri d'acqua nel  quale abbiamo disciolto un cucchiaio e mezzo di amido di patate. Accendiamo il forno a 230°C.
Tuffiamo i nostri bubliki a poco a poco, tre-quattro alla volta, per circa 10-15 secondi rigirandoli una volta. Scoliamo e disponiamoli sulla teglia. Inforniamo fino a che i bubliki non saranno ben colorati (circa 15 minuti i bubliki grandi, 10 minuti quelli piccoli).
Buon appetito!!! Смачного!!!

Ecco le ricette che hanno partecipato alla tappa Ucraina (in aggiornamento):
Varenyky con ripieno di Mirtilli di Resy
Varenyky con ripieno di patate e formaggio di Resy
Insalata di pomodoro e cetrioli con panna acida di Torta di Rose
Paska di Gata da Plar
solozhenik alle mele e mirtilli di Resy
Okroshka di Viaggiare come Mangiare
Borsch di Trattoria Muvara
Watruszki di Zibaldone Culinario
Korovai di Resy
Spartak Tort di Anisja
Varenyky con ripieno di Mirtilli di Pulcetta
Pampushki di Cinzia Cindystar

giovedì 23 luglio 2015

Ravioli di patate con pesto di capperi e mandorle e polvere di pomodori


Ah! la mia Sicilia bedda! Con questo contest mi è davvero venuta nostalgia. La Sicilia per me è mare, sole, vento, poca umidità (mica come qui che stiamo crepando!) e buon cibo: le materie prime che dona questa meravigliosa isola sono straordinarie, una varietà infinita di prodotti di terra e di mare che una volta assaggiati non si scordano più.
E in ricordo della mia amata terra che rivedrò tra meno di una settimana ho preparato un piatto utilizzando la farina di grano duro burattata varietà Russello, un grano antico che profuma davvero di farina! Ecco gli ingredienti per 4 persone:

per i ravioli:
  • 200 g di farina
  • 2 uova
  • acqua q.b.
per il ripieno:
  • 350 g di patate
  • 50 g di Parmigiano Reggiano 18-24 mesi
  • un uovo 
  • un pizzico di menta
  • un pizzico di sale
per il pesto di capperi e mandorle:
  • 60 g di capperi sotto sale
  • 100 g di mandorle 
  • 15 g di basilico
  • 20 g olio extravergine di oliva
  • 30 g di Parmigiano Reggiano 24 mesi
  • acqua q.b.
per completare:
  • qualche cappero
  • lamelle di mandorle
  • polvere di pomodori secchi
Procedimento:
cuociamo le patate con la buccia precedentemente lavate per quaranta minuti. Devono essere ben cotte. Lasciamo raffreddare le patate, togliamo la buccia, passiamole con lo schiacciapatate. Aggiungiamo alla purea di patate gli altri ingredienti.
Prepariamo la sfoglia impastando le uova con la farina. All'occorrenza aggiungere poca acqua. Dobbiamo ottenere un impasto compatto e liscio. Copriamo. Lasciamo riposare mezz'ora. Tiriamo la sfoglia con la nonna papera fino alla penultima tacca (ripassiamo due volte). Disponiamo un cucchiaino colmo di ripieno sulla pasta e richiudiamo con un altro strato di pasta. Tagliamo i ravioli a nostro piacere. Io ho usato un tagliapasta a forma di sole (con un po' di immaginazione :P). Lasciamo asciugare i ravioli su un piano di lavoro infarinato.
Prepariamo il pesto:
laviamo e strizziamo più volte i capperi affinché perdano di sale. Tostiamo le mandorle e polverizziamole con un macina-caffè (l'apparecchio più utile che io abbia in cucina). Tritiamo al mixer i capperi e le foglie di basilico con poca acqua ghiacciata. Aggiungiamo il formaggio grattugiato e le mandorle. Diamo un giro di mixer per mescolare il tutto.

Cuociamo in abbondante acqua poco salata i nostri ravioli e condiamo con il pesto. Impiattiamo e aggiungiamo le lamelle di mandorle, qualche cappero e la polvere di pomodori secchi. 
Serviamo!





domenica 12 luglio 2015

Rifreddo Emiliano

Oggi vi presento una ricetta della tradizione, il rifreddo emiliano, in versione monoporzione. Il rifreddo, come insegna Pellegrino Artusi, è un piatto a base di diversi tagli di carne da consumare freddo, ideale per un antipasto importante, ma anche come secondo, nelle calde serate d'estate.
Ecco la ricetta per 10 monoporzioni (consideratene una a testa se lo servite come antipasto e due se per secondo):
  • 350 g di macinato di manzo e maiale
  • 200 g di ricotta
  • 100 g di mortadella macinata
  • 70 g di Parmigiano Reggiano 24 mesi
  • un uovo
  • noce moscata
  • 150 g di zucchine
  • 150 g di carote
  • 150 g di prosciutto crudo affettato sottile
per la maionese al parmigiano:
  • 100 g di olio di vinacciolo
  • 20 g di limone
  • 30 g di Parmigiano Reggiano 24 mesi
  • 1 tuorlo
Inoltre:
  • insalata mista con fiori edibili
Preparazione:
Lessiamo la carota e la zucchina tagliati a striscioline per alcuni minuti.
In una ciotola mescoliamo carne e mortadella macinata, ricotta, parmigiano, uovo e noce moscata.  
Col prosciutto foderiamo gli stampi monoporzione. Riempiamo per metà lo stampino con l'impasto e disponiamo alcune listarelle di zucchine e carote, aggiungiamo dell'altro impasto e copriamo con il prosciutto avanzato. Cuociamo a bagnomaria in forno a 180 gradi per 20 minuti.
Una volta cotti, lasciamoli raffreddare. Meglio prepararli la mattina per la sera o il giorno prima.
Prepariamo la maionese frullando il Parmigiano grattugiato con l'aceto e il tuorlo e aggiungiamo olio a filo, continuando a frullare per pochi minuti.

Impiattiamo mettendo al centro l'insalata,  un cucchiaio di maionese e il rifreddo monoporzione. Serviamo!

Con questa ricetta partecipo al contest Parmigiano Reggiano di Modena indetto da Cucina Semplicemente
Contest-Parmigiano-Reggiano-Modena



venerdì 10 luglio 2015

Patata alla coque con croste di Parmigiano Reggiano croccanti

Quanto mi piace l'ovetto alla coque! solo una cosa mi dà terribilmente fastidio. Quella odiosissima buccia che non mi permette di mangiarmi tutto il mio ovetto in pace. Finalmente ho trovato il rimedio: lo metto dentro una patata! così il mio uovo è tutto edibile. Ma all'ovetto mancava qualcosa, una fetta di pane? e perché non quelle croste di Parmigiano Reggiano che giacevano in frigo in attesa di essere utilizzate? non si butta mica niente! Ho accompagnato il piatto con dei fagiolini lessi: potete utilizzare qualsiasi altra verdura, preferibilmente di stagione (es. asparagi, taccole, spinaci etc.)
Se volete provare questa semplice quanto divertente ricetta ecco qua:
Ingredienti per 4 ovetti:

  • 4 patate novelle di dimensioni poco più grandi di un uovo
  • 4 uova fresche
  • crosta di Parmigiano Reggiano 36 mesi
  • fagiolini
sale grosso, pepe, olio per friggere q.b.
Preparazione:
cuociamo le nostre patate precedentemente lavate con tutta la buccia in una pentola antiaderente ricoperta di sale grosso per circa 30 minuti, rigirandole di tanto in tanto.
Dopo 30 minuti controlliamo la cottura infilzandole con uno stuzzicadenti. Saranno pronte se lo stuzzicadenti non troverà troppa resistenza. Lasciamo raffreddare.
Nel frattempo, laviamo e lessiamo i fagiolini per 15 minuti. Condiamo con poco olio extravergine di oliva. 
Tagliamo la calotta delle patate e scaviamo l'interno (ci fate dei supergnocchi con questi avanzi), rimettiamo le patate sul sale e aggiungiamo un uovo in ognuna. Che sia fresco, altrimenti il tuorlo sprofonderà. Copriamo ogni patata con carta di alluminio e mettiamo il coperchio. Cuociamo per cinque minuti. Nel frattempo, friggiamo le croste di Parmigiano spesse circa un cm o poco più.
Impiattiamo disponendo sul piatto i fagiolini, la patata, mettiamoci due pezzetti di crosta fritta (gnammm) e serviamo.

Con questa ricetta partecipo al contest #PRChef 2015 di Parmigiano Reggiano


domenica 5 luglio 2015

panna cotta al Parmigiano Reggiano con salsa ai fichi e rosmarino

Mi sto riprendendo da una mostruosa faringo-laringite che mi ha praticamente costretta a letto per tre giorni, con febbrone a quasi 40° C. Roba da ridere quando fuori ci sono sempre 40° C. Per fortuna, merito l'antibiotico azzeccato e gran gargarismi con qualsiasi sostanza salina o acida, coca cola compresa (non imitatemi) ho cominciato lentamente a riprendere le forze. Abbastanza almeno per pubblicare la ricetta che ho realizzato per #prchef2015, il contest più divertente dell'estate capace di tirare fuori il meglio dai foodblogger di tutta Italia. Perché a costo di sembrar monotona, il Parmigiano Reggiano DOP è patrimonio nazionale. E dovrebbe esserlo del mondo intero! Un formaggio che, come vi stanno dimostrando le centinaia di ricette già pubblicate, non è solo da grattare sulla pasta (ma vuoi mettere uno spaghetto al pomodoro fresco con una grattata di Parmigiano Reggiano 24 mesi?) e vi posso assicurare, perché l'ho visto fare diverse volte, che per fare un formaggio del genere, oltre a latte di qualità, c'è un gran lavoro di casari esperti, grazie ai quali ci ritroviamo questa eccellenza sulle nostre tavole. Sermone finito, ma mi raccomando! scegliete il meglio per voi e per la vostra famiglia! Vi osservo, eh! :P
Torniamo alla ricetta. Da tempo volevo provare a fare la panna cotta con albumi al posto della gelatina alimentare che, tra le varie cose, non è adatta ai celiaci (tranne se opportunamente segnalato, ma finora, non ho trovato marche di gelatine gluten-free). In fondo, un tempo neanche tanto lontano, era così che si faceva la panna cotta. 
Ho pensato di creare un predessert per un pasto importante. Per la panna cotta ho utilizzato del Parmigiano Reggiano 12 mesi, perché volevo conferirgli un sapore delicato e morbido, e l'ho accompagnata con una semplice salsa di fichi aromatizzati al rosmarino. Volete provarla? 
Ecco la ricetta (abbondante) per 6 persone:
Ingredienti:
  • 500 g di panna fresca liquida
  • 100 g di Parmigiano Reggiano 12 mesi
  • 5 fichi
  • 110 g di albumi d'uovo
inoltre: zucchero q.b. e rosmarino

Per prima cosa, scaldare la panna fino a quasi farla bollire. Spegnere e aggiungere il Parmigiano Reggiano 12 mesi grossolanamente grattugiato. Mescolare, fino a che il Parmigiano non si sia sciolto completamente. Fare raffreddare fino a temperatura ambiente (che qui, vuol dire 40 ° C, porca paletta!). Aggiungere gli albumi leggermente sbattuti con un cucchiaio colmo di zucchero. Mescolare il tutto. Versare dentro degli stampini adatti alla cottura a bagnomaria. Mettiamo gli stampini in una teglia piena d'acqua che arrivi fin quasi al bordo degli stampini e cuociamo per una buona mezz'ora a 120°C. Saranno pronti quando, muovendoli, la superficie risulterà ancora un poco tremolante ma ben legata. Tiriamo fuori dal forno e lasciamo raffreddare.
Prepariamo la salsa di fichi: sbucciamo e tagliamo a dadini tre fichi. Mettiamo in una padella antiaderente i fichi con 3 cucchiai di zucchero, circa 100 ml d'acqua e un rametto di rosmarino che toglieremo dopo cinque minuti di cottura. Lasciamo restringere e caramellare.
Passiamo al frullatore e filtriamo attraverso un colino, in modo da ottenere una salsa bella liscia. Tagliamo i due fichi rimasti in 6  e disponiamoli su di una placca da forno con la buccia che posa sulla leccarda. Cospargiamoli con zucchero e qualche ago di rosmarino e lasciamoli sotto il grill una decina di minuti. Devono solo appassire un po'.

Componiamo il piatto a piacere! la salsa potete metterla sotto o sopra la panna cotta, come volete. Aggiungete due fette di fichi e un rametto di rosmarino. Serviamo!


Con questa ricetta partecipo al contest #PRChef 2015 di Parmigiano Reggiano



mercoledì 1 luglio 2015

Fusilli giganti ricotta, alici e zucchine e il mio primo Social dinner & Beer

Io non amo particolarmente la birra, ma cambio facilmente idea.
Come quando ero in Erasmus a Bayreuth, nella Baviera Settentrionale: "la birra", per come la conoscevo io, era una bevanda imbevibile, che mi gonfiava la pancia e mi faceva fare sempre troppa pipì in contesti in cui i servizi igienici lasciavano a desiderare. Mi bastò entrare in una delle tante Kneipe sparse per la città per scoprire un mondo fatto di cereali, lieviti e lavorazioni disparate. Alcune mi piacevano anche! Poi sono tornata in Italia e sono tornata al buon vino, il mio amore di vecchia data.
Con questo stesso spirito, da "cosa ci faccio qui", sono arrivata a casa di Bologna Food per una Social Dinner & Beer, una cena in cui avremmo fatto tante chiacchiere in compagnia di buon cibo abbinato a della buona birra proposta da Cantina della Birra.

La serata è davvero andata oltre le mie aspettative. Silvia e Davide sono due perfetti padroni di casa e ci hanno accolto con una tavola curata fin nei minimi dettagli.
Cominciamo con una birra fuori menù, per fare un brindisi prima di sederci a tavola. Lorenzo, il nostro esperto di birre, ci presenta Tzara, una birra artigianale del birrificio Thornbridge e con essa scopro cos'è una birra Kölsch: si tratta di una tipologia di birra ad alta fermentazione inizialmente prodotta nell'area intorno a Colonia, dal quale prende il nome. Io l'ho trovata gradevole, ottima da bere in una calda serata estiva.
A questo punto, scambiamo due chiacchiere, ci presentiamo, prendiamo posto. Siamo tutti pronti e curiosi di assaggiare i piatti che la chef Diletta Poggiali ha preparato per noi.
Arriva l'antipasto: tataki di mortadella e pistacchi, canestrini di cetriolo e stracciatella, bonbon di
polenta taragna in crema di avocado. In abbinamento una birra dal nome curioso, la Morimoto Soba Ale del birrificio Rogue Ales Brewery, ancora una birra ad alta fermentazione: le birre ottenute con questo processo di fermentazione, dette anche Ale, sono quelle prodotte con il lievito Saccharomyces Cerevisiae, il comune lievito di birra, il quale inizia ad agire ad alte temperature (tra i 15° e i 25°) e, durante il processo di fermentazione, sale a galla in alto nel tino; si ottengono birre complesse e spiccatamente aromatiche). Questa birra prende il nome dall'iron chef  Masaharu Morimoto, che l'ha lanciata nel 2003. E' una birra prodotta con anche grano saraceno, il quale gli conferisce un gradevolissimo retrogusto di nocciola. L'ho trovata perfettamente abbinata al nostro antipasto, specialmente con il tataki di mortadella.
Vogliamo poi parlare del pane e la focaccia alla birra di Diletta? strepitosi!
Ma il mio piatto preferito in assoluto eccolo qua:
Fusilli giganti con variazione di zucchine (pesto e fiori) su crema di ricotta e alici in abbinamento alla birra Tripping Flowers di Opperbacco, una golden ale gradevolmente amara dai profumi speziati e floreali. La sua particolarità è che i fiori impiegati per produrla possono cambiare di lotto in lotto, a seconda della reperibilità della materia prima. Davvero particolare!

Ma ecco la ricetta dei fusilli giganti di Diletta Poggiali (grazie!):
Ingredienti per 5 persone:
  • 350 g di fusilli giganti
  • 20 g di parmigiano
  • 20 g di mandorle
  • 1/4 di spicchio d'aglio
  • 240 g di ricotta 
Lorenzo, Davide, Silvia, Diletta. Stupendi!
Cuocete i fusilli, scolateli al dente, conditeli con un filo d'olio e mescolare.
Preparate i condimenti: 
per il pesto riunite nel bicchiere del frullatore la zucchina a toccheti, le foglie di basilico, le mandorle, il Parmigiano, l'aglio e 40 grammi di ricotta, un pizzico di sale e frullate, aggiungendo olio a filo, fino ad ottenere un pesto cremoso.
Per la crema di ricotta, frullate la ricotta rimanente con i filetti di alici ben scolati. Disponete la crema di ricotta a piacimento sul piatto.
Ma i super piatti non sono finiti! tempo di servire la birra Zona Cesarini di Toccalmatto che arrivano delle polpette glassate ai frutti tropicali con insalatina fiorita. Con questo azzeccatissimo abbinamento ho capito davvero quanto sia vasto il mondo della birra: questa pale ale IPA dai sentori di frutta tropicale insieme alla salsa preparata da diletta era da urlo!
Ci avviciniamo alla fine. E' in arrivo il dessert insieme ad una birra unica. Ecco, se volete farmi felice, regalatemi questa Liefmans Cuvée Brut di Moortgat:  è una birra maturata per un anno con ciliegie intere e poi  miscelata con birra Goudeband e Old Bruin. Il risultato è una birra dove acido e dolce sono perfettamente bilanciati, con un aroma di ciliegia mandorle e legno. Insieme è arrivata una Crema di ricotta con cioccolato e ciliegie alla birra. Buona. Buonissima!

LinkWithin

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...