giovedì 22 settembre 2016

Salone del Gusto. Un ricordo

Da oggi tantissimi appassionati di cibo "invaderanno" il centro di Torino per il più importante evento internazionale dedicato alla cultura del cibo, per la prima volta aperto al pubblico e senza biglietto di ingresso. Quest'anno con grande rammarico non potrò partecipare a Salone del Gusto, ma sono qui ad invitare tutti coloro che possono ad andare e a prendersi del tempo per scoprire i prodotti della Terra Madre.
Due anni fa sono andata come inviata AIFB per conto di Garofalo e mi sono divertita soprattutto a curiosare tra gli stand dei formaggi italiani e del mondo.
Ho scoperto così un formaggio dalla curiosa forma a torta nuziale, fatto sovrapponendo delle formaggette di latte vaccino e ovino dal diametro decrescente. Questo formaggio, presidio slow food, si chiama Montebore e il nome deriva dalla frazione omonima del comune di Dernice, in cui è ancora visibile il rudere dell'antica torre alle cui fattezze sembra ispirarsi la forma particolare del formaggio.
Il Montebore, Prodotto Agroalimentare Tradizionale
Dal Piemonte alla Sardegna per degustare il Fiore Sardo DOP, un formaggio a pasta dura ottenuto da latte di pecora proveniente esclusivamente da soggetti di razza sarda coagulato a crudo. Una delizia! il Fiore Sardo è il tipico formaggio dei pastori che un tempo vivevano nelle Pinettas, le antiche costruzioni pastorali di forma conica, tipiche della Sardegna centro-orientale e deve il nome agli antichi stampi in legno di castagno utilizzati sul cui fondo era scolpito un fiore simile all’asfodelo o alla rosa peonia che marchiava la facce delle forme. Credo sia nella mia personale top ten dei formaggi preferiti!
Fratelli Rubanu Borore e il Fiore Sardo DOP
Ho fatto un giro in Slovacchia e in Polonia e ho scoperto che ci sono dei formaggi deliziosi.
In Polonia, in particolare, ho trovato un formaggio a pasta semidura, l'Oscypek, con una percentuale di latte di pecora non inferiore al 60%. Il prodotto assume la forma di un fuso, poiché la massa elastica  viene bucata con un ferro e lavorata su un piccolo cavalletto e su esso con uno stampo in legno vengono impressi dei disegni che contraddistinguono chi ha realizzato il formaggio. Io l'ho mangiato alla piastra con sopra un poco di marmellata. Se vi trovate al Salone del Gusto, non perdetevelo (e magari portatemene un pezzetto!)
L'Oscypek polacco
In Svizzera ho trovato il Vacherin Mont-d’Or DOP, uno straordinario formaggio a pasta molle del cantone del Vaud, un formaggio prodotto con latte di mucca termizzato, stagionato nelle cantine tradizionali dentro fascette di legno d’abete svizzero. Buonissimo così, pazzesco riscaldato con sopra un goccio di vino bianco.
IL Vacherin Mont D'Or
Ma non di solo formaggi mi sono saziata al Salone del Gusto: ho trovato anche dei prodotti della mia terra che neanche conoscevo: è il caso del Limone Interdonato di Messina IGP, ottenuto dall’innesto tra Cedro e Limone, buonissimo da mangiare in insalata o ricoperto da un sottilissimo strato di zucchero. Deve il nome al colonnello Giovanni Interdonato che realizzò l'innesto.
E ancora il Melone Cartucciaru di Paceco, altro presidio slow food che stava rischiando l'estinzione. Deve il suo nome all'aspetto rugoso e la forma a "cartocciu". La sua polpa è dolce, poco fibrosa e succosa, ideale per farci un liquore delizioso. E' uno dei cosiddetti "meloni d'inverno". Raccolto in estate, il frutto, conservato tradizionalmente nei balconi delle case, si usa gustare nelle tavole a Natale. Peccato che qui a Bologna non si riesca a trovare!
Il melone cartucciaru di Paceco (Tp)


 In Sicilia ho trovato anche un torronificio storico, proprio nella mia città di origine, Caltanissetta, un'azienda storica fondata nel 1870 da Michele Geraci, apprendista in una rinomata pasticceria che decide di mettersi in proprio e di realizzare la sua attività ora giunta alla quarta generazione.I suoi torroni sono speciali. Non si possono non provare!
Il torronificio Geraci (Caltanissetta)
Dal salato al dolce per assaggiare la Pasta Fresca di Rosanna Chironi, produttrice dal 1986 di Culurgiones: la sfoglia di semola di grano duro racchiude un ripieno di pecorino sardo oppure di patate e  di su fiscidu, un formaggio acido messo in salamoia. La forma caratteristica a spiga si ottinene pizzicando in modo particolare la sfoglia. Io non mi sono ancora lanciata a prepararli, preferisco mangiarli così, cotti e conditi con un filo di olio d'oliva.
I culurgiones ogliastrini
Ho poi trovato un altro presidio slow food che non conoscevo, il Pomodoro Regina di Torre Canne,un pomodoro da serbo coltivato nell’alto Salento tra Fasano e Ostuni, nei terreni salmastri litoranei del Parco delle Dune Costiere, da Torre Canne a Torre San Leonardo fino ad Egnazia, lungo l’antica via Traiana.
Il nome di questo pomodoro è dovuto alle caratteristiche del peduncolo che crescendo ricorda una corona. Ma la vera particolarità di questo prodotto è che raccolto da luglio una parte viene venduto fresco e una parte viene riposto in cassette dove subisce un appassimento fino a settembre, quando il cotone è pronto per la filatura. A questo punto i pomodorini, legati per il peduncolo con il filo di cotone a formare le ramasole, dei "rami di sole" che vengono appesi alle volte delle masserie e si conservano fino alla fine del mese di aprile dell’anno successivo. Un prodotto eccezionale.
Le sapienti filatrici di Pomodoro Regina di Torre Canne
E infine sono dovuta andare fino a Torino per trovare un frutto dell'appennino cesenate, la pera cocomerina: ilnome si riferisce alla polpa che, nel raccolto più tardivo, assume un intenso colore rosso cocomero. Dolce e molto profumata, dal vago sentore moscato e di sorba, la pera cocomerina si conserva per poco tempo, per questo è davvero difficile trovarla, ma si presta molto bene alla trasformazione in marmellate o liquori. Da provare il liquore al cioccolato e pera cocomerina e la grappa.
La pera cocomerina, presidio slow food


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