giovedì 27 ottobre 2016

Il macco di fave


Oggi è la Giornata Nazionale del Macco con le fave, celebrata oggi dal Calendario del Cibo Italiano. la cui ambasciatrice è Stephanie.
Il macco di fave o meglio, Màccu di favi, è un piatto tipico siciliano inserito nella lista dei prodotti agroalimentari tradizionali italiani (P.A.T).
Un piatto antichissimo, consumato dai nostri contadini, in Sicilia e in tante altre zone del Sud Italia a base della "carne dei poveri", le fave.
Io da piccola non lo mangiavo.
Non ero una verdurara come la creatura (che culo) e ora invece lo apprezzo tantissimo anche se preferisco quando me lo cucinano. A dir la verità, in questo periodo preferisco qualsiasi cosa mi cucinino gli altri. Ma non divaghiamo.
Poiché è un piatto che non faccio spesso (va bene. Mai. Non l'ho fatto mai), come ogni foodbloggha seria che si rispetti mi sono affidata a fonti bibliografiche attendibili: l'internet. E ho fatto una interessante scoperta che merita sicuramente maggiore approfondimento,
Devo ringraziare questa giornata nazionale perché non solo ho superato la diffidenza verso questo piatto semplicissimo e gustoso, ma mi ha permesso di ritrovare un piatto perduto, u pitirri.
U pitirri è un piatto antico e il nome sembra essere legato ad una delle attività lavorative più rappresentative della Sicilia di un tempo: secondo Giovanni Ruffino, docente di Linguistica italiana, linguista, glottologo e dialettologo, per pitirri s’intende uno stato dello zolfo, quando si trova mescolato insieme ad altro materiale. Proprio così si mangia u pitirri, una pasta di farina di semola simile al cous cous, mescolata e cotta insieme alle verdure. Si può mangiare come zuppa, o fatto rapprendere, si taglia a pezzetti e si frigge. Le verdure usate per questa minestra Isono le più svariate, in prima linea il finocchietto, che io proprio non amo, ma a Sutera, paese dell'entroterra siciliano dove i miei sono nati e cresciuti prima di emigrare, si mangia anche con il macco di fave. Ho fatto una piccola ricerca chiedendo intanto a mio papà, 80 anni e un po', che mi ha raccontato di averla mangiata quand'era "più giovane", ma di non ricordare come fosse fatta. Mi è bastato un giro tra i parenti rimasti a Sutera, per scoprirne di più. Per fare u pitirru occorre impastare acqua e farina di semola di grano duro, si passa l'impasto ottenuto attraverso un setaccio dalle maglie larghe, i "granelli di pasta" ottenuti si fanno seccare due, tre giorni e sono pronti per essere utilizzati. Purtroppo avrei voluto tanto provare a preparare questa pasta,  ma non ho trovato un setaccio con le maglie abbastanza larghe. Ho così fatto ricorso alla pasta industriale, quella che meglio si avvicinava e mi sono arricriata! e da oggi credo che u maccu lo mangerò più spesso!

Ingredienti per 3 persone:

  • 400 g di fave secche
  • 200 g di pitirru  o pasta di piccole dimensioni
  • una cipolla
  • olio extravergine di oliva q.b.
  • sale q.b. e pepe a piacimento

Procedimento:
Lasciamo le fave secche in acqua fredda per una notte. Il mattino dopo, togliamo la pellicina dalle fave (ottimo antistress!).
Tagliamo la cipolla e soffriggiamo con poco olio. Aggiungiamo le fave e abbondante acqua (l'acqua deve superare le fave almeno di due dita), cuociamo a fiamma dolce, per un paio d’ore e rimestiamo di tanto in tanto schiacciando le fave con un cucchiaio di legno.
A fine cottura ci troveremo una purea che va aggiustata di sale: è il punto di aggiungere la pasta (e un pochino d'acqua, se occorre).
Impiattiamo e condiamo con un filo d'olio, una girata di pepe, se ci piace.
Serviamo!

4 commenti:

  1. Grazie Stefania per il tuo interessantissimo contributo! Questo pitirru mi incuriosisce proprio...devo provarlo!

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  2. Grazie per avermi fatto conoscere questo piatto.
    Ti abbraccio

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  3. Che bello e buono questo piatto...si conoscono sempre cose nuove! Buona serata

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  4. Che bello e buono questo piatto...si conoscono sempre cose nuove! Buona serata

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